30 settembre 2014

Masters of Sex - Stagione 2

Quando i film si fanno ad episodi.

Lo scorso anno non avevo avuto molti dubbi: Masters of Sex era la novità più interessante, intrigante e ben confezionata in circolazione.
Merito di due attori splendidi, di una storia coinvolgente sia dal punto di vista scientifico che finzionale, merito di personaggi mai banali e mai lasciati in disparte, e di un'ambientazione raffinata che scansa ben presto ogni paragone in negativo con la serie in costume e 60's per eccellenza.
Il finale ci aveva lasciato con un po' di amaro in bocca, sia per la svolta romantica non così inaspettata ma nemmeno così necessaria, sia per l'apertura che quella confessione poteva provocare.
Grazie al cielo la Showtime ha deciso di non lasciarci macerare a lungo su queste aspettative, anticipando l'uscita della seconda stagione all'estate dei bollenti spiriti.


E ritroviamo così Virginia e Bill, impacciati e pronti a giustificare quanto successo quella notte in nome della scienza, iniziare una relazione clandestina sempre in nome di quella ricerca, che però, impantanata com'è nella mancanza di un ospedale che finanzi il tutto, proseguono loro due, rinchiusi in una camera d'albergo sotto falsi nomi.
Notte dopo notte, lì si chiudono, inventandosi anche una vita a parte, scoprendosi e desiderandosi, mentendo a se stessi.
In questo desiderio Bill si perde, evitando imbarazzato e scocciato le attenzioni della moglie, la vista stessa del figlio, non riuscendo a mantenere il lavoro, che perde in ben due ospedali che secondo il suo punto di vista non rispettano e sminuiscono i suoi sforzi.
Nel baratro in cui sembra cadere, finisce per perdere anche la sua virilità, e in quella che è a tutti gli effetti un giro di boa della stagione, assistiamo a un salto in avanti, a una nuova prospettiva per il futuro di tutti i personaggi, in una clinica privata, in una ricerca che si fa più proficua e che va ad allargarsi ai problemi e alle disfunzioni del sesso.


In questo cambio di scenario ci guadagna decisamente l'intensità di quanto raccontatoci, con l'impotenza o il vaginismo che vengono finalmente approfonditi come problemi psicosomatici, e i nostri ricercatori impegnati a risanare prima di tutto le loro ferite, attraverso inevitabili confronti con il passato.
Ma come detto, i personaggi che vivono in Masters of Sex per quanto in ruoli marginali, non vengono abbandonati, e in questi 12 episodi si dimostra come siano quelli femminili ad essere ritratti con maggior cura e rispetto.
Non ci sarà la fragilità di Margaret Scully dello scorso anno, ma questa viene in qualche modo sostituita dall'altrettanto fragile Deb, abbiamo poi la volitiva Betty che deve continuamente rialzarsi dalle sue cadute, abbiamo la De Paul in uscita e la sua forza,  e soprattutto abbiamo Libby, che si discosta finalmente dall'immagine perfettina a cui sembrava inesorabilmente legata, guadagnando spazio e dignità.
La serie si conferma così in ottima forma, capace di trasportarci in quegli anni '60 ancora inquadrati ma che si preparano ai grandi cambiamenti, incorniciando con un'eleganza unica anche i momenti ovviamente più spinti.
La scrittura calibrata poi (magistrale l'episodio Fight), dà un'ulteriore solidità in cui la bravura di Lizzy Caplan (ingiustamente non premiata agli Emmy) e Michael Sheen sguazza, e ci regala un finale di stagione intenso e perfetto che chiude e allo stesso tempo apre la rivoluzione che ci viene raccontata.


29 settembre 2014

Vicious

Quando i film si fanno ad episodi.

Giusto una settimana fa In Central Perk ha aperto le porte alle comedy nel reparto delle serie TV.
Snobbate più per la quantità di titoli che già mi ritrovo a seguire, sono ora una manna dal cielo capace di rimettere per il giusto verso un pomeriggio depressivo, e di tirare fuori il meglio (consistente in risate sguaiate) anche dopo una giornata non certo delle migliori.
Se vi ritrovate in questa situazione, concedetevi al sarcasmo e all'umorismo british di Vicious, e non ve ne pentirete.


Certo, dapprima ritrovarsi con le vecchie risate di sottofondo in un set alquanto striminzito (a parte qualche location diversa, il tutto è infatti girato nella sala principale di un appartamento) confonde e un po' infastidisce, ma appena si entra in sintonia con i protagonisti, dimenticherete l'esistenza di queste risate, non vi importerà più della povertà dei mezzi a disposizione, ma riderete, e di gusto, e tanto.
Freddie e Stuart sono una coppia ormai da 49 anni, e anche se la madre di Stuart cerca ancora di sistemarlo e aspetta un agognato nipote, ormai i due vivono in una quotidianità dove regnano le offese gratuite, dove si insultano senza sosta sulla loro età e sul loro stato fisico, dove l'ultima parola  è una battaglia senza fine.
Freddie, attore che mai ha sfondato davvero, vive nel suo egocentrismo e nello snobismo, Stuart, casalinga un po' disperata, lo asseconda. E' amore, amore vero e strano, il loro.
A fargli da contorno gli amici di sempre, e da sempre abituati ad essere altrettanto insultati, con la ninfomane Violet ancora alla ricerca dell'uomo giusto, la dimentica Penelope e il tirchio Mason.
La novità, la ventata di gioventù, è rappresentata dall'arrivo nel condominio di Ash (un imbambolato ma sempre bellissimo Iwan Rheon, già visto in Misfits e Game of Thrones), ventenne trasferitosi a Londra per cercare una strada nella vita (che riguardi l'amore o il lavoro), e che trova in Freddie e Stuart una nuova famiglia a cui affidarsi e che trasporta nel suo mondo di club e giovanilismo, conquistandoli dapprima fisicamente, poi facendosi coinvolgere nella loro cattivery.


Nel sarcasmo pungente e sboccato che regge per tutti i 6 episodi della prima stagione (più un travolgente speciale natalizio), Vicious fa a pezzi o forse innalza ancora di più lo charme di Ian McKellen, mentre Derek Jacobi si dimostra la sua spalla perfetta. La loro sintonia è quindi il punto centrale della serie, scritta senza censure e che si fa gioco vuoi di Doctor Who, vuoi di Juli Dench, vuoi della Londra di oggi.
Le battute a raffica conquistano, facendo dimenticare la povertà dell'impianto e la mancanza di una vera e propria trama, ammantando il tutto di una nostalgia che riporta ai vecchi sketch comici, ma molto più ironici e ovviamente votati alla sfera omosessuale.
Una sit-com di breve durata, perfetta quindi per una scorpacciata che in un attimo rimedierà ad un pomeriggio, ad una giornata o vuoi anche a una settimana di malumore, portandovi senza vergogna a ridere a crepapelle di questi stronzi, ma inguaribili, innamorati.



Biglietto, Prego! - Il Boxoffice del Weekend

Altro che tartarughe, per richiamare il pubblico in sala ci serve Scarlett!
Il film con la Johansson, infatti, non solo guadagna il primo posto nella classifica di questa settimana, ma in un solo weekend quasi supera il guadagno totale de le Tartarughe Ninja, mentre a completare il podio, come immaginabile, la commedia italiana di Ciprì.
A dimostrazione poi che gli spettatori più fedeli sono per lo più bambini e genitori, entrano in top 10 i film a loro dedicati nonostante la scarsa qualità di entrambi, mentre scende inesorabilmente Colpa delle stelle, che lascia però il posto agli altri protagonisti teen (e snob) di Posh.
Nemmeno una traccia (e per fortuna, dico io) del Pasolini di Ferrara.


Ecco i dettagli:

1 Lucy
week-end € 2.557.852 (totale: 2.557.852)

2 Tartarughe Ninja
week-end € 751.822 (totale: 2.906.958)

3 La buca
week-end € 374.960 (totale: 374.960)

4 Sex Tape - Finiti in rete
week-end € 345.019 (totale: 2.474.582)

5 Pongo - Il cane milionario
week-end € 284.560 (totale: 284.560)

6 Posh
week-end € 248.731 (totale: 248.731)

7 Colpa delle stelle
week-end € 235.007 (totale: 5.077.680)

8 L'incredibile storia di Winter il Delfino 2
week-end € 233.977 (totale: 233.977)

9 La preda perfetta
week-end € 205.851 (totale: 748.887)

10 Anime nere
week-end € 175.989 (totale: 523.632)

28 settembre 2014

Rumour Has It - Le News dal Mondo del Cinema


Ancora non è finito l'entusiasmo per quel che il trailer di Big Eyes sembra promettere, che già Tim Burton rilascia nuove notizie sul fronte del suo nuovo progetto Miss Peregrine's Home for Peculiar Children. La protagonista ufficiale, come già scritto in precedenza, sarà Eva Green, ma ora si è trovato anche quello maschile, con Asa Butterfield (Hugo Cabret) che rivestirà i panni del giovane Jacob, la cui ricerca dell'assassinio del nonno lo porterà nell'orfanotrofio per bambini (con poteri) speciali di Miss Peregrine. L'uscita è prevista per la primavera del 2016.

Angelina Jolie c'ha ormai preso gusto a stare dietro la macchina da presa, e dopo il suo esordio nel 2011 con In the Land of Blood and Honey, ha ora in lavorazione Unbroken e By the sea (con il marito Brad Pitt). Non stanca, ha messo in agenda anche la sceneggiatura scritta da Eric Roth, Africa, che racconta la dura lotta dell'archeologo Richard Leakey contro i cacciatori di frodo dell'avorio degli elefanti.
Si prospetta un progetto importante e impegnato.

La Disney è tornata sulla cresta dell'onda con i suoi due ultimi classici Ralph Spaccattutto e Frozen, e spera di continuare l'onda positiva con Big Hero 6, in uscita da noi il 18 dicembre.
A giudicare dal trailer che ci mostra la strana ma splendida amicizia tra Hiro e il suo robot Baymax, sì, c'è di che sperare:



Sarà nelle sale dalla prossima settimana nel fumettoso Sin City 2, ma Joseph Gordon-Levitt ha progetti molto corposi nel suo futuro. Pare infatti che Oliver Stone lo stia per scritturare per interpretare l'ex tecnico della CIA Edward Snowden. Il film che ne uscirà sarà tratto dai libri Time Of The Octopus scritto dall'avvocato di Snowden stesso (Anatoly Kucherenae) e da The Snowden Files: The Inside Story Of The World's Most Wanted Man, del giornalista del Guardian, Luke Harding.
In attesa di conferme, si spera ne esca qualcosa di meglio rispetto all'altro ritratto dell'uomo temibile Julian Assange.

Una piccola, ma non poi tanto, notizia dal piccolo schermo, con il lungo e sfiancante casting per la seconda stagione di True Detective che sembra finalmente finito.
A cercare di bissare il successo di Matthew McConaughey e Woody Harrelson saranno infatti Vince Vaughn e Colin Farrell. Alla regia degli 8 peisodi, con ogni probabilità, Justin Lin (Fast & Furious), ancora da confermare invece, le voci che vedrebbero Rachel McAdams nel ruolo femminile della serie.

Dopo il successo dello scorso anno con il premio Oscar tornato nel nostro Paese con La Grande Bellezza, sarà Paolo Virzì con Il Capitale Umano a rappresentarci in quel di Hollywood.
I suoi avversari saranno temibili, questi infatti i candidati più importanti delle altre nazioni:

Turchia Il regno d’inverno – Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan
(Palma d’Oro Cannes 2014)

Ungheria White God di Kornel Mundruzko
(Vincitore Un certain regard a Cannes 2014)

Svezia Turist di Ruben Östlund
(Premio della Giuria in Un Certain Regard al Festival di Cannes 2014)

Canada Mommy di Xavier Dolan

Belgio Due giorni, una notte di Luc e Jean-Pierre Dardenne

Francia
Saint Laurent di Bertrand Bonello

Germania Beloved Sisters di Dominik Graf

Grecia Little England di Pantelis Voulgaris

Polonia Ida di Pawel Pawlikowski

Svizzera The Circle di Stefan Haupt
(documentario- Panorama Audience Award Berlinale)

Hong Kong
The Golden Era di Ann Hui

27 settembre 2014

Jimi - All Is By My Side

Andiamo al Cinema

Un film su Jimi Hendrix.
E tu già ti aspetti di tutto: schitarrate, musica ad alti livelli, droghe a non finire, concerti esaltanti da Monterey a Woodstock, i 60's tutti sesso-droga-rock'n'roll.
Poi leggi meglio, e vedi che John Ridley ha deciso di concentrarsi solo su un anno della vita di Jimi, quello che va dal 1966 al '67, quello che precede Monterey, che precede il grande successo e il suo primo album.
E allora ti aspetti di conoscere il Jimi prima degli eccessi, l'uomo, il ragazzo, che entra dalla porta laterale nel mondo della musica, che passa da Harlem alla Londra dei club, ti aspetti di sentirlo comporre, scoprire per primo la musica che ha dentro.
Poi leggi ancora meglio, e vedi che no, la musica di Jimi non ci sarà, la Experience Hendrix LLC non ha concesso i diritti.
Ah.
Un film su Jimi Hendrix senza la musica di Jimi Hendrix.
Scusi?
Ci si giustifica con le cover che lui stesso suonava nei primi concerti, lo si rimpiazza con le hit di quell'anno, scrivono.
E allora, dici, nonostante l'assurdità della scelta di proseguire in questo progetto, speri almeno in una biografia accurata e appassionante, che con la musica sostitutiva riempia i vuoti, grandi, che non dovrebbero esserci.


Invece no, ti ritrovi ad ascoltare per due ore vuoi il silenzio (quasi imbarazzante) di sottofondo, o i tanti, troppi, dialoghi che rimescolano le frasi iconiche pronunciate nelle interviste, facendo di lui un profeta confuso, mentre le sue ragazze, i suoi mentori, lo subissano (e subissano noi) di pesanti quanto infiniti riflessioni e pappardelle, ancora più accentuate e dilungate dal silenzio che, imbarazzante (ripeto), si fa sentire nello sfondo.
Se dal punto di vista della sceneggiatura siamo messi così male, ti aspetti almeno una buona regia, che vada a inquadrare quei mitici anni '60, che vada a scoprire una Londra in continuo movimento, che ci mostri, incantandoci, l'Hendrix degli esordi.
Ma anche in questo caso, nulla, e iniziamo già male con quel montaggio posticcio e francamente poco sopportabile che vorrebbe richiamare gli stordimenti della droga, proseguendo poi con una macchina da presa che sta sempre troppo, troppo, vicina ai suoi protagonisti, aumentando così la sensazione claustrofobica che quelle continue parole che escono dalla loro bocca creano.
E va bene, certo, André 3000 è molto molto simile a Jimi, e sì, Imogen Poots è davvero un bel vedere nei panni di Linda Keath, ma non basta. Per non parlare poi della Londra che ci viene mostrata, così lustra e piena di lustrini, così 60's e convenzionale presentata con il più classico dei montaggi dei cliché dopo parecchi minuti dallo sbarco sul suo suolo.


E quindi?
Non c'è la musica.
Non c'è la regia.
Gli attori ci sono, almeno quelli.
Ma la storia, dialoghi a parte, com'è?
Come si può definire una sceneggiatura che sembra puntare sul personaggio (o sui personaggi visto poi come questi volta per volta ci vengono sottolineati), che finisce sul più bello, che finisce (e lo spoiler è più che volontario) con la Jimi Hendrix Experience pronta a solcare il palco di Monterey ma che noi no, non vedremo mai su quel palco?
Non basta vederlo mentre si fa beffe involontarie di Eric Clapton, e non basta vederlo conquistare George Harrison e Paul McCarthy, quello che vorremmo vedere è sì, l'uomo prima del musicista, ma è anche un po' di quel musicista che vada oltre quanto già si sa, che vada oltre quelle frasi che da giovani scrivevamo ammirati sui nostri diari, e poco ci importa in realtà delle donne petulanti che lo hanno accompagnato e che ci stordiscono a suon di parole.
Se John Ridley avesse avuto un po' più di rispetto per il suo pubblico, avrebbe potuto mettere in un cassetto il tutto fino a quando quei diritti per la musica glieli avessero concessi, o se non quelli, almeno qualcun altro, perchè quei silenzi, quelle parole, con un assolo come si deve vengono spazzati in un secondo.
E allora, ha senso un film senza musica, su un musicista?
Ha senso un film di cliché, se questi cliché li si voleva abbattere?
Ha senso un film con tutte queste parole, per uno a cui importava  più suonare?
No, francamente, un senso non ce l'ha.


26 settembre 2014

The East

E' già Ieri -2013-

Brit Marling è senza dubbio una delle voci più interessanti del cinema indipendente che gravita attorno al Sundance.
Nonostante l'impasse -personale- con Another Earth in cui comunque la sua voce e la sua scrittura brillano di luce propria, la giovane (classe 1983) sceneggiatrice e interprete dà prova di una maturità volendo ancora maggiore con questa sua terza pellicola, mettendoci in mezzo un Sound of my voice che tempo permettendo recupererò sicuramente.
Abbandonati gli spunti sci-fi, messa da parte l'introspezione e l'intimità di Rhoda e John, la Marling alza il tiro concentrandosi sugli ecoterroristi di oggi e compiendo con The East un ottimo sposalizio con la regia classica ma non per questo banale di Zal Batmanglij.


Passando dall'altro lato della macchina da presa, la Marling è Sarah, professione spia, o detective privato, che la sua agenzia manda ad infiltrarsi nel fantomatico quanto misterioso gruppo The East, scoprendo un manipolo di giovani che nascondono la loro identità, abbracciano il freeganismo (ovvero vivono degli scarti della nostra società consumistica, che si tratti di abiti o di cibo) e che vuole fermare con le loro stesse armi, importanti multinazionali farmaceutiche o inquinatrici dell'ambiente.
Occhio per occhio, dente per dente.
Il farmaco in circolazione provoca effetti collaterali devastanti, dal tremore agli attacchi epilettici fino a una depressione psicologica?
Quel farmaco, miei cari azionisti, ve lo mettiamo nello champagne che bevete.
Le vostre navi hanno sparso per il mare litri di petrolio?
Quel petrolio ve lo facciamo uscire dai condotti dell'aria condizionata di casa.
Smaltite rifiuti tossici nel lago che vi sta a fianco, provocando agli abitanti tumori mortali e l'impossibilità di usare l'acqua del rubinetto anche solo per lavarsi i denti?
In quell'acqua vi facciamo fare un bagno.
Davanti a questi metodi, discutibili, c'è però una filosofia che mette in crisi tutte le scale dei valori di Sarah, che vede tentennare la sua fede, complice anche il carisma e la bella presenza di Benji (Alexander Skarsgård).
L'iniziale diffidenza sia della ragazza che del gruppo, si appiana così, e i suoi ritorni dopo periodi di pausa, sono segnati volta per volta da una nuova prospettiva della sua vita, che va a rendere più difficile la sua relazione sentimentale ufficiale, per non parlare del lavoro in sé, che passa dall'agenzia privata ai contatti con l'FBI.


In questa lento ma inarrestabile processo di presa di coscienza, noi stessi, come pubblico, siamo chiamati ad aprire gli occhi. I metodi dell'East possono apparire crudeli, sotto certi punti di vista, certo, ma lo sono molto di più quello dei burocrati e degli agiati uomini d'affari che si credono impenetrabili e protetti, con le loro mani sporche.
La Marling, rimanendo sempre concentrata sul suo personaggio, permette così che la presa di coscienza arrivi pian piano per entrambi, e con quel finale che ancora una volta lancia uno smacco non indifferente, trova anche una nuova via, mettendo in pratica quanto forse lo stesso film cerca di fare.
La maturità acquisita è quindi innegabile, e la solidità della messa in scena, che non si perde in fronzoli pur incantando con alcune riprese ad effetto (vedi quella riguardante la sempre brava Ellen Page), aiuta e non ostacola quanto la Marling ha da dire.


25 settembre 2014

Silenzio in Sala - Le Nuove Uscite al Cinema

L'autunno è arrivato, e questa volta per davvero, vista l'estate lasciataci alle spalle.
Al cinema, però, si incontrano trame e pellicole che sembrano già sentite, con giusto un paio di proposte da tenere d'occhio, e altre divise più per generi e per appassionati.
Se volete andare sul sicuro, allora, ecco qualche consiglio:

Lucy
Il nuovo Luc Besson promette alti incassi, se non altro per la presenza della bella Scarlett come protagonista. Peccato, però, che la trama ricordi fin troppo l'espediente già usato nel non fortunato Limitless.
Tanta azione, quindi, per un film che saprà intrattenere a dovere, ma forse nulla di più.
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Posh
Lone Scherfig con An Education aveva saputo tratteggiare stupendamente i sogni e le emozioni dell'adolescente Carey Mulligan. Sempre a questo mondo è dedicata la sua ultima pellicola, con lo sguardo verso gli snob e i figli di papà di Oxford che mirano ad entrare nel club accademico più esclusivo.
Tratto dal successo teatrale di The Riot Club, io me lo vedrò sicuramente.
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Pasolini
Ha diviso il pubblico, sia prima che dopo la proiezione in quel di Venezia. L'ultimo giorno di vita di Pier Paolo Pasolini, visto da Abel Ferrara, ha il merito di non essere il più classico dei biopic, ma fa lo sbaglio di raccontare i suoi lavori incompiuti con poca grazia.
Si spera poi in una versione doppiata migliore dell'originale.
Per saperne di più, ne scrissi QUI.





La Buca
La più classica delle commedie all'italiana che prevede risate per chi la apprezza e equivoci come se piovesse. Protagonisti Rocco Papaleo e Sergio Castellitto, uno uscito di prigione dopo 30 anni, l'altro avvocato che si arrangia e vuole risarcirlo.
Daniele Ciprì non convince già sulla carta.
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Bastardi in Divisa
Altri equivoci per due sgangherati trentenni che per non tornare mestamente nella loro natale Ohio e far vedere agli ex compagni di scuola il loro successo a Los Angeles, si fingono poliziotti.
Il gioco sfuggirà, ovviamente, di mano.
Commedia USA fuori tempo massimo che sa lontano un miglio di già visto.
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The Protector 2
Omicidi, fughe, vendette, inseguimenti... e elefanti. Dalla Thailandia ma prodotto anche da RZA, un film che promette scintille per gli amanti di botte da orbi. Molto meno per chi ama il cinema un pelino più sofisticato.
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L'Incredibile Storia di Winter il Delfino 2
Se mi ero persa il primo capitolo di questa produzione che starebbe meglio nel contesto domestico e in famiglia, di certo non correrò a vederne il seguito al cinema. Della solitudine di Winter, colmata dall'arrivo di un cucciolo di delfino, e degli altri simpatici animali dell'ospedale marino, posso anche farne a meno.
Le famiglie, e i più piccoli, immagino di no.
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Pongo - Il Cane Milionario
Altra pellicola dedicata ai bambini e che ci facciamo arrivare nientemeno che dalla Spagna. La storia è quella già sentita di un cane milionario che malintenzionati vogliono sfruttare a loro piacimento, e c'è spazio pure per la riflessione sui prodotti che arrivano dal terzo mondo.
Largo ai più piccoli.
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24 settembre 2014

Another Earth

E' già Ieri -2011-

Un piccolo pianeta blu si avvicina alla nostra Terra.
Un piccolo pianeta che poco a poco si fa visibile ad occhio udo, che pian piano si mostra e stupisce: è un'altra Terra, è un altro pianeta ma speculare in tutto e per tutto al nostro.
Lars von Trier non ha ancora finito i suoi deliri poetici dopo Melancholia?
Fringe è tornato in TV e gli universi paralleli stanno per collidere?
No, Brit Marling si è messa a scrivere, e nel 2011 ha tirato fuori questa sceneggiatura di cui si fa anche protagonista e che mescola il fantascientifico, l'astronomia e le fragilità dei protagonisti.
Perchè, come si è capito, Another Earth non è un film di fantascienza a cui si è abituati, ma racchiude in sé un'intimità e una profondità che lo rendono più un dramma esistenziale.


Quel piccolo pianeta blu, ancora lontano, ha infatti cambiato per sempre le vite di Rhoda Williams e di John Burroughs.
Lei, promettente e precoce studentessa del MIT sta infatti tornando dai balordi di una festa, e accetta senza pensarci l'invito dello speaker radiofonico di osservare il cielo, e di puntare gli occhi su quella luce, su quella stella blu che finalmente si può vedere.
Lui, padre di famiglia amorevole, si sta godendo il ritorno a casa con la moglie incinta e il piccolo che scherza e ride sul sedile posteriore. Per poco, ancora.
Perchè come niente fosse, Rhoda piomba su di loro, uccidendo sul colpo madre e figlio, lasciando per mesi in coma John e scontando 4 anni di carcere che la cambieranno totalmente.
Basta MIT, basta lavori di testa, basta feste e vita sociale.
Rhoda si chiude in un silenzio che tanto sa di depressione, torna a vivere con i genitori che fanno finta di niente e si fa assumere come donna delle pulizie nel liceo della città tentando la fortuna con un concorso a premi che promette un viaggio su Terra 2.
Finchè non scopre che John, che credeva morto, da quel coma si è risvegliato, e decide di andare da lui, di guardarlo negli occhi e di chiedergli scusa.
Ma la paura, il panico, la bloccano, e così, mentendo ma accomodandosi nella routine di questa bugia, Rhoda finisce per essere la sua donna delle pulizie, per cambiare in meglio l'aspetto di una casa e di una vita lasciata andare, attaccata al passato.
E cosa potrebbe succedere se non scoccare l'amore? Se non che due solitudini allo stremo delle forze finiscano per attrarsi e per attaccarsi l'una all'altra?
E intanto, quel pianeta che si fa sempre più vicino, quel pianeta che si scopre non solo essere morfologicamente speculare alla nostra Terra ma con ogni probabilità abitato da nostri doppi, da nostri altri Io, rimane un'attrattiva, un sogno per Rhoda in cui magari trovare i cambiamenti e le risposte che qui non sa trovare.


Spiegato così, Another Earth sembra un signor film, uno di quei drammi intimi e essenziali in cui la parte scientifica coinvolta affascina maggiormente il tutto.
In realtà, tra quanto scritto dalla Marling (per quanto a volte si pecchi di dialoghi fin troppo surreali e per quanto William Mapother rimarrà sempre l'inquietante Ethan di Lost), e quanto poi portato su schermo da Mike Cahill, il risultato non è inattaccabile quanto sperato.
Anzi.
Proprio la regia lascia a desiderare, con quei piani ristretti, con quella sua ricerca continua di esasperanti inquadrature poetiche, con quel mescolare i tempi e rallentarli, di ampliare gli spazi per regalare immagini iconiche che danno però alla visione quella pesantezza non necessaria e non voluta.
Ci si crogiola nella depressione dei protagonisti, nei loro silenzi e nei loro sguardi ravvicinati di solitudine, dilungando eccessivamente la durata del tutto.
E' un peccato, quindi, che il film affoghi in questo mare di pretenziosità, e nemmeno quel finale così ad effetto, nemmeno quanto scritto dalla Marling, riesce a dare ad Another Earth la sufficienza piena.


23 settembre 2014

You're the Worst

Quando i film si fanno ad episodi.

Da queste le parti le comedy non sono mai state troppo allettanti.
Cosa strana, lo so, visto che da una comedy, o meglio da LA comedy il blog prende il titolo.
Sarà quindi stato per espiare queste colpe, o perchè il livello delle sit-com si è alzato di non poco dalle stanche gag con risate registrate, o semplicemente perchè vedere qualcosa di allegro rallegra anche la degenza al quale sono momentaneamente chiamata, che In Central Perk apre le porte al genere nella giornata dedicata alle serie TV.


E partiamo con un piccolo gioiello, che prende cliché e stereotipi già visti e già sentiti per trasformarli in qualcosa di altamente additivo, di esilarante e unico.
You're the worst inizia infatti dal più classico incontro tra due tipi simili tra loro (e per simili si intende sfacciatamente stronzi) al matrimonio della ex di lui, dove lui ha appena fatto una scenata per la quale è stato cacciato fuori, e lei ha rubato quello che crede un robot da cucina. Ubriachi al punto giusto, decidono di passare la notte assieme e di comune accordo iniziano una relazione a base di sano sesso che realizza i loro bisogni, senza sentimenti di mezzo.
Lo state già pensando, vero?
Che l'amore busserà ai loro cuori?
Esatto, ma i due non lo nascondono, anzi, si dicono senza mezzi termini tutto ciò che passa loro per la testa, tutte le avventure e le disavventure dei loro passati decisamente ricchi di aneddoti di cui un qualunque essere umano normale si vergognerebbe, e iniziano una delle più strane relazioni possibili, dove ci si sfida ad andare a letto con un'altra persona e dove il tradimento confessato inizia ad essere una gara a punti, dove rapire un gatto va bene, dove il feticismo, gli sputi, il bere a sproposito sono ben accetti.


Per chiarire, lei, Gretchen, è la manager di uno sgangherato gruppo di rapper, lui, Jimmy, è uno scrittore inglese non certo di successo. Ma come ogni comedy che si rispetti, anche i comprimari hanno la loro importanza, e così ci sono Edgar, coinquilino di Jimmy, soldato in congedo con traumi non indifferenti da sopportare e c'è, Lindsay, migliore amica di Gretchen, sposata con un noioso banchire e attratta dalla vita dissoluta che ha dovuto lasciare da parte.
I quattro danno vita ad un quadretto irresistibile, che si muove per le strade soleggiate di Los Angeles prendendo di mira hipster, mode del momento, facendo del sarcasmo sull'oggi il punto di forza della comicità dell'intera serie, scritta oltre che interpretata alla perfezione.
E funziona, oh se funziona, perchè i 10 episodi che la compongono (tra cui spicca l'inevitabile quanto eccellente flashback) ve li mangerete a colazione, perchè non potrete non adorare due diversamente belli e diversamente attraenti come Chris Geere e Aya Cash, che nella loro gara a chi è peggio, bè, finiscono senza troppi dubbi ad essere il meglio ora in circolazione!


Sons of Anarchy - Stagione 3

Quando i film si fanno ad episodi.

Se il finale della seconda stagione era ad alto tasso di adrenalina e ricco di colpi di scena che rimettevano in discussione l'ordine interno ed esterno del SAMCRO e di Charming, bè, nulla è in confronto all'inizio della terza stagione, che promette altrettanta violenza, altrettanti equilibri pronti a spezzarsi e azione al cardiopalma.
Si parte infatti con un morto, o meglio due, e che morti: uno da celebrare, uno da commemorare in fretta, e che porterà lo stesso Unser a porsi domande sul suo ruolo di protezione per il clan.


Questa stagione sa di maturità, c'è poco da fare, non solo a livello di scrittura, ma anche di uso dei personaggi, che mai come in questi 13 episodi si muovono in una coralità ben sostenuta. O quasi.
Se da una parte abbiamo infatti la prigioniera in fuga Gemma che deve fare i conti con la giustizia dell'ATF e della polizia, oltre che con il suo passato visto il ritorno in casa da figliola prodiga, e dall'altra abbiamo Jax, devastato per la perdita di Abel e alla sua folle ricerca, da un'altra parte ancora abbiamo la da me gran poco sopportata Tara, che con la sua perenne luna storta ed espressione accigliata non sembra più la lady ideale e per mantenere un ruolo nella stagione sembra quasi forzatamente inserita in un rapimento che poco ha a che fare con il resto della vicenda.
Perchè c'è poco da fare, i veri protagonisti sono Jax e Gemma, e una volta partiti per l'Irlanda, alle prese con i segreti e le mosse di un charter diviso e pieno di rat da giustiziare, poco importa di quanto succede in California.
La prima parte (coronata anche da parecchi momenti di humour affidato al prode Tig, più lo special guest silenzioso Stephen King) sembra così solo una preparazione a questo viaggio, a quanto comporta sia per il gruppo che per la disperata ricerca di Abel che va indissolubilmente ad unirsi ai problemi interni dell'IRA.
A tenere banco, però, c'è anche il villain ormai d'eccezione, che dopo la pausa Zobelle torna ad essere la Stahl, il cui personaggio, come si diceva poc'anzi, viene approfondito a dovere, mostrandoci i lati nascosti di un carattere assai difficile da inquadrare, pronto al sacrificio per egoismo.


Nella sua trasferta europea, Sons of Anarchy si arricchisce poi di musiche perfette, che inquadrano alle perfezione i viaggi sulle roboanti moto, e che vanno ad influenzare perfino la sigla.
E in Irlanda finisce e comincia un nuovo viaggio, che pone nel futuro di Jax nuovi segreti e un passato che ancora non ha chiuso con lui.
Impossibile quindi vedere del roseo, o una pausa dopo due anni tanto tormentati.
E con il finale eccezionale, che fa di Jax stesso un moderno e altrettanto intelligente Spartacus grazie al machiavellico piano in cui si incastra alla perfezione ogni conto da saldare, ogni pezzo di vendetta, si chiude con il botto anche questa terza stagione che, al momento -ma so già che avrà vita dura- è sicuramente la migliore.


22 settembre 2014

Calendario Serie TV - Autunno 2014

Come lo scorso anno (di cui, facendo un breve controllo, gran poco sono andata a vedere e gran poco fortunatamente è stato salvato dall'accetta dei rinnovi e della critica) arrivano i consigli e le anticipazioni su cosa ci aspetta davanti al piccolo schermo in questo ormai iniziato autunno.
Ben tre le serie che finiscono, due delle quali sto recuperando con nemmeno troppa fatica, e se per quelle più succose (Girls, il finale di Mad Men, lo spin-off Better Call Saul) si dovrà attendere il nuovo anno, c'è di che riempire sere, pomeriggi e, perchè no, anche mattine con quanto ricomincia!

Stanno per finire

Boardwalk Empire
Stagione 5 - Domenica 6 settembre
Dove eravamo rimasti



Sons of Anarchy
Stagione 7 - Martedì 9 settembre
In attesa di recupero



The Newsroom
Stagione 3 - Domenica 9 novembre
In attesa di recupero



Ricominciano

Faking It
Stagione 2 - Martedì 23 settembre
In attesa di recupero



Once Upon a Time
Stagione 4 - Domenica 28 settembre
Dove eravamo rimasti



Revenge
Stagione 4 - Domenica 28 settembre
Dove eravamo rimasti



Homeland
Stagione 4 - Domenica 5 ottobre
Dove eravamo rimasti



American Horror Story: Freak Show
Stagione 4 - Mercoledì 8 ottobre
Dove eravamo rimasti



The Walking Dead
Stagione 5 - Domenica 29 ottobre
Dove eravamo rimasti



Peaky Blinders
Stagione 2 - Giovedì 2 ottobre
Dove eravamo rimasti



Fanno il loro esordio

Se volete un'esaustiva guida (anzi, galattica) su tutto ciò che arriverà nei prossimi mesi, il nome da consultare è Pensieri Cannibali, che ringrazio immensamente perchè mi ha risparmiato non poca fatica per la stesura di questo post.
Spulciando però qua e là, ed evitando le probabili cancellature e bidonate che sono sempre dietro l'angolo, queste sono le serie che quasi sicuramente delizieranno il mio autunno sul divano:

Gracepoint - 2 ottobre
Remake, non richiesto, di quella perla di Broadchurch. Anche il bel David Tennant vola in America, ad affiancarlo, Anna Gunn (la signora White, per intenderci).
Direi che bastano i loro nomi per dargli una chance.




The Affair - 2 ottobre
Joshua Jackson ha già due pesanti personaggi nel suo passato: l'indimenticabile Pacey Witter e Peter Bishop di Fringe. Per scuotersi di dosso il loro peso, si trasferisce negli Hamptons, per una serie firmata Showtime che con tradimenti famigliari e segreti da rivelare potrebbe ricordare non poco quel guilty pleasure di Revenge.




Gotham - 22 settembre
La campagna martellante è arrivata anche in Italia, difficilmente non ve ne siete accorti. Scopriremo presto quindi com'era Gotham e com'erano i suoi cattivi prima dell'arrivo di Batman.
Nei panni dell'ispettore Gordon, troviamo Ryan Atwood, pardon, Ben McKenzie.


Red Oaks
Per il momento è disponibile solo il pilot, ma l'ambientazione anni '80, i temi teen affrontati e Craig Roberts protagonista (già, quello di Submarine) fanno ben sperare!





A to Z
La mia più recente scoperta sono state le comedy, che nelle prossime settimane vi verranno ampiamente consigliate. Ovvio quindi che non mi lascerò scappare questo prodotto NBC che promette scintille.






The Cosmopolitans
Anche in questo caso è già disponibile il pilot, e la visione è consigliata per 3 semplici motivi:
Whit Stillman (paladino indie, vedi Damsels in Distress) alla regia;
Adam Brody e Cloe Sevigny e Giancarlo Giannini protagonisti;
Parigi a fare da sfondo.





Babylon
Il pilot è già andato in onda su Channel 4 e visto che English do it better, è stato arruolato Danny Boyle alla regia, con Brit Marling come protagonista. La miniserie avrà altri 5 episodi in arrivo, incentrati sul rimodernamente dell'immagine della polizia britanniga ad opera della nuova PR assunta, un'americana.





Mozart in the Jungle
Il pilot di quest'altra serie Amazon è stato scritto niente meno che da Roman Coppola e Jason Schwartzman e avrà nel cast nomi come Malcolm McDowell e Gael Garcia Bernal. La storia? Quella di un oboista della New York Philharmonic e di numerosi spettacoli a Broadway, ma niente di noioso visto che il tutto è tratto dalla biografia di Blair Tindall Mozart in the Jungle: Sex, Drugs, and Classical Music.

Biglietto, Prego! - Il Boxoffice del Weekend

Ci si aspettava forse di più dal fine settimana con film per tutti i gusti e con il blockbuster di sicura presa, e invece anche le tartarughe non hanno furore a guardare gli incassi totali. Ancora peggio le altre nuove uscite, con il lacrimevole Resta anche domani e la biografia su Jimi Hendrix che non entrano nemmeno nella top 10, mentre gli italiani Avati e Munzi racimolano qualcosina, ma niente di eclatante.
I Mercenari sono già fuori, scalzati dal Neeson vendicatore, ma resistono Colpa delle Stelle e Sex Tape, con i film per i più piccoli immancabili presenze.


I dettagli:

1 Tartarughe Ninja
week-end € 1.671.502 (totale: 1.671.502)

2 Sex Tape - Finiti in rete
week-end € 693.288 (totale: 1.960.092)

3 Colpa delle stelle
week-end € 602.923 (totale: 4.685.145)

4 The Giver - Il mondo di Jonas
week-end € 417.243 (totale: 1.221.206)

5 La preda perfetta
week-end € 405.256 (totale: 405.256)

6 Un ragazzo d'oro
week-end € 371.806 (totale: 371.806)

7 L'Ape Maia - Il Film
week-end € 361.477 (totale: 361.477)

8 Necropolis - La città dei morti
week-end € 278.605 (totale: 955.873)

9 Anime nere
week-end € 247.736 (totale: 262.336)

10 Winx Club - Il mistero degli abissi
week-end € 187.524 (totale: 1.638.170)

21 settembre 2014

Rumour Has It - Le News dal Mondo del Cinema


Le news della domenica finalmente tornano, e tornano con succulenti aggiornamenti, casting e progetti!
Ma partiamo dal trailer che da qualche giorno sta impazzando per la rete, quello dell'ultima fatica di Tim Burton che dopo i dimenticabili e per nulla esaltanti Alice in Wonderland e Dark Shadows aveva fatto tornare la speranza ai suoi fan con il nostalgico Frankenweenie.
Per vedere in sala Big Eyes bisognerà aspettare fino al 1 gennaio 2015, ma intanto possiamo rifarci gli occhi e aumentare le aspettative con il trailer:



Un altro film attesissimo è quel Boyhood che già promette scintille. Richard Linklater, concluso questo progetto lungo 12 anni, ha però altri impegni in agenda, e sta già pensando di ingaggiare Tyler Hoechlin, Blake Jenner e Wyatt Russell per la commedia That's what I'm talking about, che come già il suo esordio La vita è un sogno è ambientato negli anni del liceo con il baseball a farla da padrone. Staremo a vedere cosa ne uscirà, intanto l'appuntamento in sala con Linklater è per il 23 ottobre.

Altro regista, altro progetto.
Guy Ritchie archiviato momentaneamente Sherlock Holmes si lancia su un altro caposaldo inglese: Re Artù. Si vocifera infatti un franchise di ben 6 capitoli, il primo dei quali Knights of the Round Table: King Arthur è al momento in lavorazione e vede un cast parecchio interessante: Charlie Hunnam (Sons of Anarchy) nel ruolo di re Artù, Idris Elba in quello di Bevidere e la modella Astrid Bergès-Frisbey in quello di Ginevra. Mancano ancora le conferme, invece, per la partecipazione di Elizabeth Olsen.

La carriera di Brian de Palma non è certo quella di un tempo, forse anche per questo ha deciso di tornare a collaborare con quell'Al Pacino che in Scarface fece scintille. I due lavoreranno assieme in Happy Valley, ispirandosi alla reale vicenda dell'allenatore di football Joe Paterno che portò la sua squadra a numerose vittorie fino a che non venne licenziato per essere a conoscenza che il coordinatore Jerry Sandusky molestava i giovani sportivi. Pacino sarà Paterno, mentre il difficile ruolo del pedofilo Sandusky è andato a John Carroll Lynch.

L'instancabile James Franco dopo essere passato per Venezia per presentare la sua ultima fatica The sound and the fury, mette già in cantiere tra i suoi numerosissimi progetti un altro libro da adattare su grande schermo. O almeno potrebbe essere. Passata almeno momentaneamente la fase Faulkner, Franco ha acquistato i diritti di Rant: An Oral Biography of Buster Casey, libro fra i meno noti di Chuck Palahniuk, celebre al cinema per Fight Club.
In attesa di scoprire cosa succedere al romanzo, aspettiamo quali altre sorprese ha nel suo cilindro l'infaticabile James.

Altro regista che sembra non fermarsi mai e che a soli 25 anni ha già 5 titoli al suo attivo, mette a segno il passaggio alla lingua inglese, abbandonando momentaneamente il francese/canadese. Con The Death and Life of John F. Donovan, Xavier Dolan passa anche ad un registro più ironico, immergendoci nella cultura pop dello spettacolo con una redattrice di moda che si diverte a stroncare le carriere degli artisti, a partire dal John del titolo. Ad interpretarla, niente meno che Jessica Chastain. L'attesa potrà essere ingannata sperando nell'arrivo di Mommy dalle nostre parti.

Le sorelle Mara continuano la loro scalata ad Hollywood.
Da una parte abbiamo infatti la più piccola Rooney che con Dane De Haan sarà alle prese con un progetto parecchio intrigante firmato Diesel Schwarze (collaboratore, non a caso, di Baz Luhrmann in Moulin Rouge!). In Ziggy, uno scrittore gobbo si innamorerà di una magnate dei media, ma il genere in questione è il musical, e musiche moderne allieteranno la visione.
Dall'altra parte abbiamo invece Kate che uscita di scena da House of Cards si unirà al cast dell'ultimo progetto di Ridley Scott The Martian. Matt Damon sarà il protagonista di questo film ambientato su Marte, ad accompagnarlo (per poi però abbandonarlo sul pianeta, credendolo morto) con ogni probabilità anche la Mackenzie Davies di Halt and Catch a Fire e Breathe In.

Concludiamo questa carrellata di news, con un altro bel trailer.
L'ultimo Woody Allen arriverà nelle sale il 4 dicembre con il suo Magic in the Moonlight, ingannate l'attesa con queste immagini:

20 settembre 2014

You, the Living

E' già Ieri -2007-

Trilogia di Roy Andersson, capitolo 2.
Nulla sembra cambiare sotto il pallido sole della Svezia.
Ancora uomini (e donne) soli e depressi, ancora statici quadri di cui ci facciamo osservatori, ancora colori tristi che virano questa volta al verde e all'azzurro, spenti e per nulla ravvivanti, a colorare lo schermo.
Vista così, nella sua interezza e quasi uno dopo l'altro, i film che compongono questa trilogia sembrano davvero appartenere ad un unico pensiero, e, per essere un po' cinici, si potrebbero tranquillamente scambiare gag dell'uno o dell'altro senza cambiare poi di molto il risultato finale.
Certo, certo, visto che è una trilogia questi punti in comune sono necessari, ma la staticità non solo di quanto avviene sullo schermo, ma anche della tecnica e dello stile di regia (tenendo poi conto che da un progetto all'altro passano 7 anni) fa riflettere giusto un po'.


Le canzoni che ci si aspettava in Canzoni del Secondo piano, le ritroviamo qui, con quegli uomini soli che si ritrovano soli o per una volta in compagnia a suonare i loro strumenti in camere sempre vuote e deprimenti. Non certo una gioia per i vicini e per i famigliari, costretti a sopportare tamburo, tromba e quant'altro nelle loro lunghe litanie.
Le gag più divertenti sono in questo caso lasciate a una donna disperata e alcolizzata che litiga in continuazione con il fedele compagno, e il loro cagnolino, mentre a fare da fil rouge alle vicende sono i sogni stralunati (essere condannato a morte per aver distrutto un servizio di porcellana, credersi un aereo carico di bombe...) che uno strano personaggio fa, e che prendono vita per noi, e che l'uomo ci racconta con lenta tristezza anche nei momenti più impensabili, direttamente rivolto alla macchina da presa durante il sesso coniugale.
Fortunatamente, la magia altrettanto sognante del finale, salva la visione, con quella casa che si muove che fa riferimento al finale del capitolo 1, e che qui prende magicamente vita per la gioia di una fan sfegatata.


Andersson non cambia il suo registro, non cambia i suoi protagonisti e non cambia di certo stile.
La si veda come una coerenza, o la si veda come una scelta o come il ripetere di una formula, sta di fatto che per la terza volta ci si chiede se c'è qualcosa di più, che cosa ci vogliano dire tutti questi stralunati personaggi che ci passano davanti gli occhi, e il tutto sembra molto più confuso, molto meno diretto che nel precedente, e volendo anche del successivo capitolo, declinando il tutto più che al non-sense e al surreale, al grottesco.
Restano quindi ottimi quadri, perfettamente incasellati dalla fotografia della macchina da presa, che si concede anche questa volta un unico movimento, un carrello a seguire e a anticipare, nel mezzo di un banchetto.
Si chiude qui la parentesi Anderssosiana del blog, con un bel po' di amaro in bocca, e con parecchi punti di domanda che ancora aleggiano sopra la testa, e che, con ogni probabilità, Andersson sarebbe lieto di vedere.


19 settembre 2014

Canzoni del Secondo Piano

Once Upon a Time -2000-

I piccioni sono stati i veri trionfatori dell'ultima Mostra del Cinema di Venezia, e non solo perchè la città lagunare è famosa per il numero spropositato di volatili che regna incontrastato in Piazza San Marco, ma perchè un singolo piccione, che posato su un ramo riflette sull'esistenza, si è accaparrato il Leone d'Oro dell'edizione numero 71.
Il film di Roy Andersson (A Pigeon sat on a branch reflecting on existence, per l'appunto) ha conquistato i giurati, un po' meno la sottoscritta anche perchè i primi minuti -a detta di molti i più divertenti- della pellicola sono andati persi dal passaggio tra una sala e l'altra, e l'entrare nel mood giusto, nella visione giusta, visto come il film è composto, non è stato semplicissimo.
Per capirci un po' di più, e per approfondire un regista classe 1943 che vanta solo 5 lungometraggi nella sua carriera, sono andata a pescare il primo capitolo di una trilogia che proprio il piccione chiude.


Ed è sembrato di tornare lì, nella fredda PalaBiennale, con il fiatone per la corsa fatta, con lo sguardo perplesso nel trovarmi di fronte uno dopo l'altro quadri di uomini soli, di uomini altamente malinconici e con ogni probabilità depressi.
Non la stessa ironia, però, non lo stesso umorismo non-sense né gli stessi colori seppia e spenti, ma una virata verso un azzurrino glaciale e un ché di grottesco.
E nemmeno tristi rivenditori di scherzi come protagonisti, ma adulti disperati che perdono il lavoro o la loro azienda, mentre i grandi capi si interrogano senza trovare sensate soluzioni sul perchè della crisi, su licenziamenti necessari.
In questo squarcio nel mondo e nelle vite di questi personaggi stralunati, non mancano comunque le risate, con il mago la cui magia non riesce, con i flagellati che si uniscono a un'interminabile ed enigmatica coda d'auto, con il generale centenario festeggiato ma perso nei ricordi nazisti.
In questo marasma di disperazioni, forse solo il vero pazzo, pazzo non è, affossato dalla sue poesie che in realtà sanno di verità.
La sensazione è sempre quella: si percepisce che Andersson vuole dirci e comunicarci più di quel che mostra, che dietro questi tranche de vie, queste gag di pochi minuti, si nascondono riflessioni sull'esistenza, sulla condizione dell'uomo di oggi di non poco conto.


Sarò dura di comprendonio io, però, ma queste riflessioni arrivano fino ad un certo punto e solo quando diventano palesi con immagini cariche di icone (sacrifici umani, Cristi in discarica), fermandosi il più delle volte alla superficie dell'assurdità che si respira in ciò che si vede.
Ed è un limite che non mi fa apprezzare appieno il lavoro del regista, né me lo fa adorare come chi già all'uscita dalla sala veneziana gridava al capolavoro.
La struttura dei due film (e come si vedrà domani anche del secondo capitolo della trilogia), è infatti la stessa: camera fissa, posizionata nell'angolo più suggestivo di camere scarne, corridoi, bar e stazioni vuote il cui vuoto è ancor più significativo per come riempie la scena in profondità. Andersson si concede un singolo movimento su carrello per tutta la durata del film, un carrello che segue le ossessioni di Karl, i fantasmi che lo tormentano.
Le canzoni che ci si aspetta dal titolo arriveranno in seguito, qui, nei secondi piani riempiti da vuote esistenze, si aggirano solo solitudini e riflessioni non colte.


18 settembre 2014

Silenzio in Sala - Le Nuove Uscite al Cinema

Con l'autunno alle porte la stagione cinematografica si sta ampliando, perlomeno nell'offerta che propone al suo pubblico.
Tra film per adolescenti dal cuore in tumulto, appassionati rockers e nostalgici giovani con un occhio di riguardo per Megan Fox, c'è spazio anche per parecchia Italia, che potrebbe però proporre almeno due buoni titoli.
Cosa andare a vedere, allora?
Seguite qualche consiglio:

Jimi - All is by my side
I biopic sono sempre una grande incognita, quando poi raccontano vita e opere di una leggenda ancora di più.
John Ridley con l'aiuto di André "3000" Benjamin, ripercorre la breve e fulminante carriera di Jimi Hendrix, e sembra farlo, però, con mestiere e con passione.
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Resta anche Domani
Come si è capito, ormai, gli adolescenti sono il target su cui puntare per guadagnare un po' al cinema. Ecco quindi che dopo Colpa delle Stelle, arriva un'altra storia strappalacrime dove una fortunatissima Chloë Grace Moretz perde in un incidente genitori e fratello. Dal coma, ripercorre la sua breve vita, il suo amore per il violoncello e per il leader di una rock band. Deciderà di restare o di risvegliarsi?
Preparate i fazzoletti, giovincelle.
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La Preda Perfetta
Liam Neeson si è ormai abbonato ai ruoli di giustiziere. Se siete fan del genere, allora potreste passare sopra la sensazione di già visto e già sentito nella ricerca disperata degli assissini di una moglie, con tanto di aiutante femminile e loschi giri di droga a far da sfondo.
Se invece non siete dei fan, potete evitarvelo senza problemi.
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Tartarughe Ninja
Rimarrò sempre e per sempre legata solo ai cartoni anni '90 delle scatenate Tartarughe Ninja, e questo loro reboot televisivo prima (con pessimi disegni al computer) e cinematografico poi, che promette almeno più di un seguito, fingerò di non conoscerlo.
E poco mi importa se nei panni di April c'è Megan Fox, chiamata solo ad attirare il pubblico maschile.
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Anime Nere
Passato trionfalmente a Venezia e già approdato tra i 7 titoli in lizza per essere il finalista italiano ai prossimi premi Oscar, il film di Francesco Munzi arriva nelle sale.
Per quanto mi riguarda, arrivando dopo la serie Gomorra, Anime Nere perde di fascino.
Per saperne di più, potete leggere QUI


Un Ragazzo d'oro
L'instancabile (ahinoi) Pupi Avati si lancia sul dramma e sull'investigazione di un giovane apatico e assuefatto dai psicofarmaci sul probabile suicidio del padre, sceneggiatore di b movie.
La noia.
Il cast composto da Riccardo Scamarcio, Sharon Stone e Cristiana Capotondi, sembra così e con ogni probabilità lo è, uno specchietto per le allodole.
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La Nostra Terra
Giulio Manfredonia nella sua filmografia diverte e fa riflettere diviso com'è stato tra Albanese e il sentito Si può fare, e con Stefano Accorsi e Sergio Rubini torna a parlare di cooperative, portando il nord al sud ma molto più intelligentemente rispetto al solito, tra terre confiscate e nuovi lavori da creare.
Tra dramma e commedia.
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Se chiudo gli occhi non sono più qui
Già dal titolo si respira una forte aria di pesantezza e di autorialità, e infatti la trama ruota attorno alla difficile adolescenza di un filippino in Italia, orfano di padre e con patrigno violento. L'incontro con un professore sessantenne potrebbe finalmente cambiargli la vita, facendogli conoscere il suo passato.
Bah.
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L'Ape Maia - Il Film
Se già da piccina l'ape maia e i suoi modi irritantemente buffi non riuscivo a sopportarli, nemmeno questo altro reboot in computer grafica mi farà cambiare idea.
Spazio allora per i più piccoli, che sicuramente sapranno apprezzare.
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