15 dicembre 2015

Fargo - Stagione 2

Quando i film si fanno ad episodi.

Non poteva che portarci indietro, la seconda stagione di Fargo, non poteva che portarci a quel celebre massacro di Sioux Falls, che come un fantasma aveva vegliato sopra tutto il primo ciclo di episodi.
E così, quella Molly che avevamo imparato a conoscere buffa e caparbia, single e poi incinta, qui è solo una bambina, sensibile, che il padre Lou cerca di proteggere, lui, ancora in divisa e non certo da gestore di una caffetteria, con un nonno sceriffo e una madre malata ma decisamente coraggiosa, va da sé da chi poi ha preso la figlia.


La famiglia Solverson non è però la sola protagonista di questo Fargo a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, in quella neve che si macchia più e più volte di sangue ci sono infatti parecchie pedine che si muovono: prima fra tutti, una guerra fra clan, da un lato i tedeschi Gerhardt, con un padre, Otto, che presto verrà debilitato da un ictus, con una moglie che prende le redini degli affari mentre i tre figli (il buono, il cattivo, il sempliciotto) mettono i bastoni tra le ruote, dall'altra la gente di Kansas City, che si vede poco, se non nei panni seventies di un killer e dei suoi scagnozzi.
Ad unire le due fazioni, più punti: la nipote, o figlia del buono, che si fa il killer seventies fregandosene della sua famiglia, e la morte del sempliciotto, avvenuta semplicemente, con una parrucchiera altrettanto sempliciotta che lo investe, dopo che lui ha combinato un bel casino, un triplice omicidio in una caffetteria che conosciamo bene.
Ed è da qui che Fargo parte, da un incidente come un altro, che porta conseguenze via via sempre più impensabili, più folli, con i cadaveri che si accumulano, con le indagini che si fanno pericolose, con quella parrucchiera, e il marito macellaio, che aiutano questa sequenza di morti.


In puro stile Coen, con un umorismo nero, con un’ironia tagliente, questo Fargo cerca di mantenere alto il livello, ma se dal lato tecnico questo avviene, con uno stile delle riprese, della fotografia ma soprattutto del montaggio, con scene sovrapposte e finestre a farci da spia, lo stesso non è per quanto riguarda i personaggi.
Mancano figure davvero incisive, manca il Lorne Malvo o il Lester Nygaard della situazione, e anche se Kirsten Dunst il suo lavoro lo fa bene, rendendosi quasi irriconoscibile, Patrick Wilson e Jesse Plemons non sono all’altezza.
Solo nel finale si ha una certa solidità in più, che si riscontra non solo (e ovviamente) nel misterioso e spietato indiano Hanzee, ma anche in un personaggio marginale come l’avvocato Karl Weathers, coeniano fino al midollo.
La stagione, quindi, che divaga in più indagini, in una situazione che più che alla ricerca di un assassino, punta alla fine della violenza, con tanto di alieni e di futuri presidenti che spuntano qui e là, è un pastiche godibile, ma distante da quanto visto lo scorso anno.
La promozione arriva comunque, non fosse altro che per premiare quella regia che ci regala anche della musica DOC, ma con il ritorno al futuro previsto, si spera anche in un ritorno in carreggiata.



2 commenti:

  1. Non l'ho ancora vista quindi non leggo.
    Spero, però, che non mi deluda troppo.

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    1. Deludere non delude, io però ritengo superiore la prima stagione e i suoi personaggi..

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