20 settembre 2016

Narcos - Stagione 2

Quando i film si fanno ad episodi

Pablo Escobar è tornato.
Pablo Escobar in fuga, però, non è più l'uomo potente con il mondo ai suoi piedi, che conoscevamo, sappiatelo.
Cambia registro la serie Narcos,e qualcosa, almeno ai miei occhi, s'inceppa.
Se la scalata di un semplice spacciatore aveva subito nel giro di un mese un'impennata da miliardario, e se questa scalata fatta nel sangue e nell'illegalità aveva portato alla reclusione in una prigione di lusso, ora che Pablo è in fuga, che altri cartelli vogliono il suo giro a Medellìn, manca un po' di pepe.



Non manca il sangue, quello no, in un'annata che tra bombe, sparatorie, esplosioni, ha visto la Colombia al suo peggio.
E infatti, Pablo braccato, a cui viene tolto pezzo dopo pezzo il suo impero, ci fa anche un po' pena.
A dargli la caccia, come possono, la DEA e la polizia colombiana in perenne affanno, che per ogni passo avanti fatto nella ricerca del fuggitivo più ricercato al mondo, ne fa anche uno, o due, indietro. E così c'è spazio per agire anche qui nell'illegalità, in una giustizia che esce dalle leggi e da quanto deciso, e permette accordi impensabili.
Se il tuo nemico è il mio nemico, siamo amici, giusto?
E così il bel Peña si fa convincere e si fa garante di una giustizia diversa, che però a braccare Pablo, serve.
Insomma, se da una parte abbiamo il narcotrafficante dei narcotrafficanti in perenne fuga, che ingrassa, che si fa crescere barba e capelli, e che perde amici e alleati, dall'altra abbiamo la polizia che brancola nel buio e qualcosa azzecca e infine abbiamo chi dalle ceneri di Escobar sorge: i Los Pepes, il cartello di Cali, la spietata Judy Moncada.
Altrettanto spietati, ma con meno personalità del primo Pablo, questi nuovi Narcos prendono la scena.


Non so quindi se la colpa è stata mia, troppo distratta, troppo di fretta, ma la scintilla che era esplosa in quella prima stagione forte anche per il non conoscere bene la storia vera di Escobar, in questo secondo ciclo, quella scintilla non si è fatta sentire a dovere.
Certo, sulle note di Tuyo mi sono lasciata cullare, dalla voce ipnotica di Holbrook pure, ma vuoi perchè il suo Murphy viene messo da parte, vuoi perchè la lunga fuga ha un finale già scritto, qualcosa è mancato.
Decisamente.
Forse solo a livello di storia di per sé da raccontare, forse per l'appeal minore di una fuga rispetto ad un'ascesa.
A non mancare, la cura perfetta di ogni ricostruzione e scena, la bravura di attori ormai copie fedeli degli originali, e se Wagner Moura si conferma immenso (e capace di rendere iconica ogni frase pronunciata), a rubare la scena dall'altra parte è il bel Pedro Pascal.
L'episodio finale resta il migliore di questa seconda stagione, con i sogni ad occhi aperti di Pablo a rendercelo più umano, ma ora che -e no, non è uno spoiler- non ci sarà più, il futuro della serie appare incerto.
Nuovi Narcos sono all'orizzonte, ma per far tornare quella scintilla, deve entrare più equilibrio, più leggenda in campo. E onestamente, il cartello di Cali ne ha di strada per raggiungere la leggenda Escobar.


4 commenti:

  1. Per me, invece, un'altra stagione straordinaria, con un Moura gigantesco pronto a raccontare in modo quasi shakespeariano una caduta come poche ce ne sono state nel crimine.

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    1. Sarà che ho sempre preferito l'ascesa alla caduta, o sarà che i nuovi cattivi non hanno lo stesso spessore di Pablo, ma mi sono distratta e annoiata di più quest'anno.

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  2. "l'appeal minore di una figa rispetto ad un'ascesa"... penso tu abbia sbagliato a scrivere, perché la figa ha molto più appeal di un'ascesa ahahah XD

    Comunque, pur senza l'esaltazione assoluta di un Ford, per me la scintilla a un certo punto è scattata anche con questa stagione. Primi episodi così così, ma poi la seconda parte è stata ottima.

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    1. Fortuna che ti sei sentito chiamato in causa, ho corretto ;)

      La scintilla è scattata solo nel finale, grazie a fantasie e fantasmi, ma troppo tardi rispetto a quell'esordio spettacolare dello scorso anno.

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