1 settembre 2016

Venezia 73 - Arrival


Incasellare Denis Villeneuve si fa sempre più difficile.
Capace di passare da genere a genere, di storpiarli, mescolarli, pur mantenendo un suo stile, che per me significa solidità, significa fotografia sublime, musiche potenti.
Così è anche per Arrival dove i generi contaminati sono nell'ordine la fantascienza, il militare, il poetico.
Come prendere un Malick in gran forma, aggiungerci alieni e soldati, una spruzzata di Interstellar con discorsi sul linguaggio, sulla fisica, e poi far confluire tutto nell'amore.
No, quello che esce non è un pasticcio, anche se qua e là, nella parte centrale, ci si appesantisce un po'.

E' la storia dell'esperta in linguaggio (sarà giusto chiamarla linguista?) Louise, la cui vita cambia quando 12 navicelle aliene sbarcano sulla Terra. Gusci, mezze lune, sospese a pochi metri dal suolo. Per comunicare con loro, con "gli altri", che hanno le fattezze da ragno, Louise viene affiancata al fisico Ian, alla ricerca di una chiave per decifrare il loro linguaggio e che possa rispondere al quesito fondamentale che il mondo, e nella fattispecie militari e politici pronti alla guerra, si chiede: perchè sono arrivati?
E sì, letta così sembra uno di quei film à la Michael Bay, ma non ci sono distruzioni, esplosioni, proiettili, c'è la volontà di sapere e conoscere, ci sono discorsi intelligenti sull'uso delle parole e c'è soprattutto una poetica che si compie in flashback che s'incastrano al tutto.
Amy Adams è al centro della scena, che siano i suoi occhi fragili o la sua schiena che seguiamo in quei carrelli per corridoi così tipici di Villeneuve, e se non mi ha convinto, è solo colpa della mia personale ritrosia nei suoi confronti. Jeremy Renner, invece, fa il suo dovere di classico scienziato divertito dalla situazione, spalla leggera necessaria.
Come sempre, però, è il lato tecnico che fa applaudire, con quella fotografia che dopo Sicario torna a farsi spettacolarmente aerea, con quelle musiche composte da Jòhann Jòhannsson che sono sempre un colpo al cuore.
E si arriva a un finale che non ti aspetti, che sorprende, che dopo pensieri che si fanno filosofia, dopo immagini che si fanno poesia, ci lascia con una semplicità quasi disarmante, con una lezione che nel suo romanticismo quasi stucchevole, arriva dal tempo, dallo spazio.

8 commenti:

  1. Bene, bene, dopo "Sicario" , per me addirittura il miglior Film dell'anno scorso, aspettavo con ansia il nuovo Villeneuve...intanto segno...

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    1. E per me, che di Sicario avevo avuto dubbi sulla trama, qui tra una trama bellissima e contaminata e una regia come sempre bellissima, Villeneuve fa meglio!

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  2. Mi fa piacere leggere le tue parole: non vedo l'ora di gustarmi questo "Arrival" per cui ho altissime aspettative! :)

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  3. Sicario mi aveva strabiliato, spero a questo punto che questo faccia altrettanto.

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    1. Può fare anche molto di più, quel tocco di romanticismo fa il suo dovere, scommetto su parecchi bicchieri :)

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  4. Con me, accoglienza freddina con Sicario...
    Speriamo bene, questa volta. C'è da dire che lo sci-fi non è la mia "cup of tea".

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    1. Lo sci-fi é bello contaminato, e secondo me ha tutte le carte in regola per piacerti, ne son sicura!

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