21 agosto 2017

Il Lunedì Leggo - Solo Bagaglio a Mano di Gabriele Romagnoli

Gabriele Romagnoli era la mia firma preferita di Vanity Fair.
Aveva la sua piccola rubrica, il suo spazio, per raccontare e riflettere, per parlare di viaggi, di libri, di film, regalando perle di vita.
Poi se n'è andato (da Vanity, mica è morto). E poi ha scritto un libro.
E io, che ai saggi, a ciò che non è romanzo di finzione, non sono abituata, me lo sono letta lo stesso.
Complice la brevità, complice quel titolo che mi sente presa in considerazione e pure la mancanza per quella firma che ancora non ha trovato un sostituto -momentaneo, solo Baricco, che se n'è andato pure lui, però- il libro l'ho comprato, l'ho regalato pure, l'ho letto in poche ore.
Non vuole essere un manuale di vita o un compendio su come viverla la vita, eliminando il superfluo, tenendo il giusto, quello che entra in un bagaglio a mano. Non vuole nemmeno essere la dimostrazione di una filosofia del viaggiare leggero, del vivere leggeri, spostandosi e muovendosi, perchè chi si muove, è più difficile da colpire, da una pallottola come dalla vita.
Ma il saggio, lo scritto, l'articolo lungo -ecco- vuole comunicare piccole lezioni che lo stesso Romagnoli ha imparato, e le ha imparate nel giorno del suo funerale.


Sì, l'inizio è di quelli assurdi e affascinanti: nella Corea del Sud per combattere un indice di suicidi tristemente altissimo (circa 33 al giorno), ci si è inventato di organizzare il proprio funerale, nella speranza così di rimandarlo il più possibile nella vita reale.
Si fa testamento, si indossa la tunica bianca e senza tasche, si viene chiusi in un bara.
E inevitabilmente si ripensa alla propria vita, ai pochi veri amici di cui si ha bisogno, lasciando fuori semplici contatti, lasciando fuori il superfluo.
Romagnoli racconta, fa esempi -tanti, quasi troppi-, parla e si mostra, si appiglia al passato per cercare di capire il futuro, ad aneddoti divertenti e pieni di saggezza (sì, anche quello sul tempo di ieri), a parole altrui, a studi e approfondimenti.
La prima parte scorre che è un piacere, profonda e piena di spunti e di quegli aneddoti di cui sopra com'è. Poi onestamente un po' ci si incaglia, nella filosofia spiccia e orientaleggiante del vivere leggeri, del buttare il superfluo, della valigia del viaggiatore come metafora.
Ma lo si riconosce subito che non è per fare un manuale, non è per fornire indicazioni che si scrive. È un'urgenza, un bisogno di declamare una rinascita proprio nel giorno del proprio funerale.
E così, preso alla leggera ma non troppo, senza sottolineare ma ricordando, con la sua brevità perfetta per piccole vacanze per la mente e per essere portato in una valigia piccola, pratica e leggera, è stato bello ritrovare in un altro spazio, più ampio, la mia firma preferita.

2 commenti:

  1. Spunto "leggermente" macabro per un libro che comunque sembra interessante...

    Perfetta la foto del post! ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Poco a poco capisco come fare foto da vera instagrammer. Immaginami però affaticata, con il borsone pesante e alla ricerca della parete giusta e la luce giusta.. durerà poco ;)

      Elimina