27 agosto 2017

La Domenica Scrivo - Leggende Metropolitane

Si dice che gli statali non abbiano voglia di lavorare, che facciano più errori che altro, che vivano in un mondo kafkiano in cui ogni ufficio rimanda a un altro ufficio.
Pensi: sarà tutta una leggenda, sarà una buona trama, un buon spunto, per uno sketch comico, per un un fumetto come Asterix.
Poi succede che ti arriva una raccomandata dall'Agenzia delle Entrate, un conto da saldare che non ti aspetti, che non dovresti saldare se ben hai letto il contratto d'affitto firmato quei 4 anni fa, e allora vai in Agenzia delle Entrate, per cercare di capire.
E trovi chi dovrebbe aiutarti a capire almeno in quale primo ufficio andare al telefono con un'amica, che si fa passare l'altra amica, che ti lascia lì, in attesa, per i suoi comodi.
Trovi sempre quest'addetta all'accoglienza che ne sa meno di te sulla carta in questione dirti che no, non c'è nessun errore, ma ti manda da un collega.
E provi a dire, guarda, chiamo io chi ne sa, è qui, risolve la questione in 2 minuti.
Ma no, l'appuntamento è preso, anche se devi aspettare 40 minuti, per ritrovarti di fronte a un'altra incompetenza che non spiega more o procedimenti, che fotocopia e lascia fotocopie, che sbaglia a digitare e stampare.
E tu sei lì, che già avresti risolto tutto.
E ti dici: no, non è una leggenda metropolitana.




Si dice che l'agente immobiliare saprebbe vendere anche il ghiaccio agli eschimesi.
Pensi: sarà tutta una leggenda, sarà una buona trama, un bel spunto per uno sketch comico visto e rivisto.
Poi succede che di agenzie ne passi parecchie, che la catapecchia in fase di crollo è facilmente ristrutturabile, che il fazzoletto di terra è un pratico giardino privato, che il rustico in declino è perfetto per ridimensionare gli spazi a proprio piacere, che c'è sempre qualcuno pronto a fare un'offerta prima di te, sempre qualcun altro di interessato.
E tu sei lì, che ormai hai capito l'antifona, non ci caschi più, li conosci i metodi, le conosci le case, e sai riconoscere da una foto, una parola, la vera occasione, la vera potenzialità.
E ti dici: no, non è una leggenda metropolitana.

Si dice che tutto è più bello in vacanza.
O almeno, lo dicono i Franz Ferdinand.
Pensi: grazie, lo so anch'io che in vacanza, con una giornata da inventare e costruire, tutto è più bello.
Poi succede che in un mese pieno di ferie, il tempo ti sfugge di mano, di serie tv da recuperare non ne recuperi nessuna, di film da vedere ne vedi il necessario per scriverne, di sole ne prendi poco, di bagni al mare non ne fai, neanche lo vedi il mare. Non parti, nessun viaggio prenotato, nessun aereo da prendere, figurarsi una valigia da preparare.
Le vacanze, sono in casa, sono a sistemare.
Vacanza significa così pulire, ordinare, comprare, piantare, cucinare, attaccare, spostare. E finalmente, anche festeggiare, in una festa di inaugurazione che ha spostato i tempi di questa pubblicazione domenicale e di cui porti ancora i gioiosi segni.
Vacanza quella vera-  si ridurrà a oggi e domani, in un dolce far niente che forse sì, sarà più bello.
E ti dici: no, non è una leggenda metropolitana.

Si dice che Venezia sia tanto bella, ma non ci si vivrebbe mai.
Poi, pensi a Venezia, una città a misura d'uomo, fatta di lentezza, malinconia, turisti, sì, caldo eccessivo, sì, ma anche angoli nascosti da scoprire, tutto a portata di qualche passo. Di qualche via in cui perdersi per ritrovarsi, di bellezze che appaiono.
E sai che quegli anni vissuti a Venezia sono stati bellissimi, sai che tornarci a vivere per almeno 10 giorni l'anno è bellissimo, e fremi dall'impazienza, in quella che sarà l'unica altra vacanza, fatta di 4-5 film al giorno, di pasti economici e frugali, di poche ore di sonno alle spalle, poco sole, ma tanto buio in sala.
E ti dici, no, questa è davvero una leggenda metropolitana.
Tu a Venezia, nonostante una casa che finalmente si può chiamare casa, nonostante i suoi 1000 difetti, ci vivresti subito, perchè ne sai trovare 1001 di pregi per tornare, e restare.
Almeno per un po'.

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