6 gennaio 2018

Dickens - L'Uomo che Inventò il Natale

Andiamo al Cinema

L'epifania tutte le feste porta via.
Compreso il Natale, con le sue tradizioni, le sue abbuffate, i suoi simboli.
E diciamolo, non c'è Natale senza una versione qualunque del Canto di Natale di Dickens, assieme a Jack e il fagiolo magico, una delle storie più rivisitate, in ogni salsa possibile, da film, cartoni animati e serie TV.
Quest'anno si è deciso di spingersi oltre, non con un'altra versione, con un altro Scrooge dispotico, ma raccontando proprio come il Canto di Natale è nato.
E a ben guardare, sì, un altro Scrooge c'è, ed è lo stesso Dickens.



Dickens, scrittore dalla fama mondiale, di ritorno dall'America dove lodi e fiori e premi hanno ingigantito il suo ego, ma che di scrivere qualcosa di buono, non è più capace. Colleziona un flop dietro l'altro, mentre i debiti si accumulano, e le idee mancano.
Decide in modo avventato di tuffarsi in una storia di Natale, quando al Natale manca poco e quando soprattutto il Natale non era già più -o non ancora?- la festa che conoscevamo: un semplice giorno senza lavoro, da passare in Chiesa, in famiglia.
Così, seguiamo lo scrittore Dickens combattere contro il blocco dello scrittore, cercare e trovare ispirazione da vecchi penny dreadful, da storie e leggende irlandesi, appuntarsi nomi, che creeranno poi il personaggio, parlare con quel personaggio, con quel Scrooge che appare in mezzo al suo studio, e racconta il suo odio verso il mondo, il suo disprezzo per i poveri, la sua ferocia e la sua sagacia.
Ma nel mentre, seguiamo anche il marito Dickens, non troppo premuroso e piuttosto egoista quando in fase di scrittura, il padre Dickens, giocherellone ma spesso assente, e soprattutto il figlio Dickens, che ha a che fare con un padre che i debiti li conosce bene, i limiti meno, che si installa in casa, disturba la quiete e tormenta, con ricordi angosciosi di un'infanzia in pieno stile Dickensiano.
È il fantasma del passato che tormenta Charles stesso, un passato da povero, da orfano (momentaneo, con la famiglia in prigione), che lo ha reso così incline a raccontare anche questo lato della società inglese, e ad aiutarlo, con somme generosamente donate e elemosinate.


Con il libro che prende piede, che poco a poco si compone sotto i nostri occhi e assume le fattezze dell'originale, quasi misconosciuto ormai, con quelle tante versioni Disney o seriali che si sovrappongono, si assiste a un Canto nuovo, più vero. Natalizio, ovviamente, con il buonismo che prende qua e là piede, ma con l'ironia british che tutto appiana, e consente il giusto ritmo, veloce, divertente e divertito.
Dan Stevens si fa così mattatore assoluto, dando vita a un Dickens eccentrico e sopra le righe, con Christopher Plummer a fare da spalla burbera e Jonathan Pryce in quella invece più comica.
La cura della ricostruzione di interni ed esterni, di costumi e di arredi c'è, anche se la fotografia non sempre la esalta rendendola un po' troppo televisiva, ma questo Canto di Natale suona sincero, suona soprattutto come un'ode alla creatività, al genio all'opera capace di attingere da sé e da ciò che lo circonda la giusta ispirazione, ed è quindi il modo migliore per conoscere una tradizione di Natale, la nascita di un Natale nuovo, e salutare così quello appena passato.


Regia Bharat Nalluri
Sceneggiatura Susan Coyne
Musiche Mychael Danna
Cast Dan Stevens, Christopher Plummer, Jonathan Pryce
Voto: ☕☕☕/5

5 commenti:

  1. Al TFF l'ho evitato, sapendolo a breve in sala. Un po' me ne pento, anche se lo spirito del Natale, quest'anno come non mai, è mancato. Recupererò, magari, fuori stagione: sì, meglio.

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    1. Lo credevo una favola fin troppo buona e natalizia, invece mostra uno scrittore all'opera e in crisi, e anche se qua e là qualche difetto di velocità c'è, il suo lavoro lo fa bene.Recupera, anche fuori stagione non sfigura.

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  2. Se non è troppo buonista, potrei anche recuperlo.
    Il prossimo Natale, ormai... :)

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    1. Pur non essendo troppo natalizio, il Natale c'è, e ora che le feste son finite tocca aspettare. Buonista fin là, Dickens non era uno stinco di santo, e ci si concentra molto sulla sua vena creativa.

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  3. Da noi l'hanno dato solo per 3 giorni... Ovviamente non ho fatto in tempo a vederlo.
    Ho sempre tanta fortuna :I
    Quanto odio le programmazioni fatte con i piedi...

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