14 aprile 2012

Diaz-Don't clean up this blood

Andiamo al Cinema.



Il cinema italiano si fa impegnato. Dopo Marco Tullio Giordana e la sua analisi della strage di piazza Fontana, Daniele Vicari si occupa dei fatti della scuola Diaz, avvenuti durante il G8 a Genova nel luglio del 2001.
Il film colpisce allo stomaco, come un pugno, non solo per la violenza  fisica e psicologica delle scene dei pestaggi, ma per la natura quasi documentaristica della messa in scena.
Non ci sono veri e propri protagonisti, nonostante la presenza di attori bravi e navigati come Elio Germano e Claudio Santamaria, Vicari e Domenico Procacci -che con la sua Fandango ha prodotto il film- virano per un racconto corale, fatto di piccole storie e personaggi che affollavano la caotica Genova in quei giorni e che si vanno a scontrare ed incontrare nella Diaz: i veri Black Block, i giovani del Social Forum, i comandanti della polizia e dei carabinieri, gli innocenti.
Lo stile è dunque quello di una storia d'insieme, con continui passaggi in avanti e indietro nel tempo, sottolineati da tecnicismi a volte anche superflui.
Si evince da subito, però, come e quanto il lavoro documentaristico sia stato ricercato e studiato, lavoro che spesso va a sovrapporsi al girato come testimonianza di verità e aderenza ai fatti, con la macchina da presa che spesso ricalca i punti di vista dei filmati amatoriali trovati e quello dei testimoni.
L'intento del regista, come sottolineato anche dal sottotitolo del film, è quello di non dimenticare, di non lasciarsi fuorviare dagli anni ormai passati in cui le vicende giudiziarie hanno ormai preso il posto sulla scena, perché sangue è stato versato e quel sangue non deve essere pulito, scordato.
Diaz colpisce quindi, lasciando attoniti di fronte ad una violenza insensata e gratuita ai danni di giovani e non che affollavano e cercavano rifugio in quella scuola, in una situazione che va degenerando e che ricorda più un macelleria messicana -come venne definito- che non un'operazione di polizia in un Paese democratico.
Presentato al Festival di Berlino fuori concorso dove si è aggiudicato il secondo posto per il premio del pubblico, Diaz è stato ora acquistato da diversi paesi europei -Irlanda, Germania ed Inghilterra tra gli altri- a conferma di un prodotto di alta qualità dove la storia, anche grazie ai tecnicismi e allo stile di messa in scena, è protagonista.

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