23 dicembre 2014

Homeland - Stagione 4

Quando i film si fanno ad episodi.

Con il calo della scorsa stagione, e soprattutto con quel finale che chiudeva un sacco di porte portando via un personaggio tanto complesso quanto fondamentale per l'intera serie, io per prima avrei scommesso su un quarto capitolo dai toni bassi, magari di passaggio, ma di certo non all'altezza dei primi, con cui Homeland era esplosa entrando di diritto tra le serie cult degli ultimi anni.
Senza evitare ulteriori spoiler, che tanto ormai perfino Jennifer Lawrence se ne è fatta una ragione, Brody non c'è più, ed essendo lui essenziale non solo per la trama ma anche per la nostra Carrie, il rischio che venisse rimpiazzato in malo modo, dimenticato o sfruttato mettendo così a rischio la credibilità di quanto finora costruito era tanta.
E invece, con dei colpi da maestro, gli sceneggiatori riescono non solo ad andare avanti anche senza di lui, ma ad onorarlo con ottime soluzioni narrative e mettendo ancora una volta in scacco noi spettatori.
Se il doppio episodio iniziale risente di un po' di lentezza, in cui si fatica ad addentrarsi a causa di un nuovo ambiente da esplorare, nuovi alleati e nuovi nemici da conoscere per nome, ci vuole poco, davvero poco, per essere presi alla gola, per essere immersi in una Islamabad in cui i terroristi si nascondono, vengono aiutati, vengono spiati con i droni.
In questo nuovo scenario, Carrie si rifugia per non pensare al suo lutto e a sua figlia, trovando pane per i suoi denti in Haqqani, pedina instabile e da abbattere.


Come sempre, però, non sono solo le tattiche politiche, le strategie e le azioni a prendere a cuore, sono le persone nel loro singolo, coinvolte, che rendono tutto questo ancora più interessante.
Il plauso va quindi a un Peter Quinn fenomenale, combattuto nel cuore e nella mente, che potrebbe tranquillamente far fuori il nemico da solo, ma la stagione lascia spazio alla già conosciuta Fara, novella Carrie, e al giovane Aasar Khan, che regala il vero lato umano del tutto.
Attraverso questi personaggi, più un manipolo di secondari che non sono certo di contorno ma offrono con le loro storyline una coralità quasi nuova in Homeland, la stagione prende il volo, creando con e sulle macerie di quanto fatto, qualcosa di nuovo ma che sa di vecchio, di saggio.
Il politichese e il gergo militare qui molto più spinti, non allontanano, e arrivati a metà stagione ecco il colpo di scena, ecco quei due-tre episodi in cui fatichi a respirare per quanto ti manca il fiato, per quanto sei a bocca aperta.
E pensare che pure io ero pronta alla noia e alla lentezza!
Inspiegabilmente (vedasi stagione 2) queste no, non ci sono, tranne che in quell'episodio finale che lascia presagire un altro rischioso cambiamento di ambiente e di situazione, in cui ci si dilunga forse troppo nella normalità, nella quotidianità a cui personaggi come Carrie o Peter non sono più abituati.
Per capire se anche in questo caso, il nuovo sarà un successo, bisognerà aspettare il prossimo anno, nel frattempo evito ulteriori scommesse, e incrocio le dita, perchè di Carrie ormai, e di Peter, è diventato difficile stancarsi, anche quando su di loro non avresti puntato una moneta.


2 commenti:

  1. Io sono dell'idea che Brody sarebbe dovuto sparire molto prima, quindi non ero affatto preoccupata all'idea di una quarta stagione senza di lui, anzi! Mi è piaciuta molto, alcune puntate sono state veramente al cardiopalma. Quinn regna ovviamente.

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  2. premettendo che ad avercene di serie come homeland, a me invece questa nuova stagione non ha convinto per niente.
    quinn per me non è manco lontanamente interessante quanto brody e l'attore che lo interpreta è imbambolato come pochi... :)
    i livelli delle prime 2 stagioni restano lontani anni luce.

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