27 aprile 2015

Vikings - Stagione 3

Quando i film si fanno ad episodi.

Inghilterra e Francia.
Sembrano passati anni (e in effetti, a guardare quel Bjorn che non la smette di crescere) ne sono passati parecchi da quando nessuno credeva possibile attraversare le gelide acque del mare per approdare in terre straniere da depredare. Ma ora, i Vichinghi, sotto la guida del placido ma volitivo Ragnar, hanno esteso i loro orizzonti.
Inghilterra e Francia.
Queste le loro mira, questi i territori in cui non solo fare razzia di oro e argento, ma anche terre in cui ampliare i loro domini e le conoscenze, con il Wessex che si fa terra fertile, che grazie agli accordi con il meschino re Ecbert può essere coltivata, può fornire quel cibo che nelle fredde sponde di Kattegat non riesce a crescere.


Questa corposa terza stagione si divide quindi quasi nettamente in due parti, tra Inghilterra e Francia per l'appunto, lasciando indietro chi (Aslaug, Siggy e Helga) se ne sta nella terra natia, ad affrontare però un'avventura dal sentore divino, ospitando un misterioso straniero che affascina Aslaug ma anche noi, in scene cariche di poesia.
Seguire Ragnar, però, questo dà le vere soddisfazioni, spiare come lui la sua gente, mentre nelle battaglie dà tutto sé stesso, nelle feste, negli accampamenti, si aggira furtivo, stando defilato, cogliendo con quel suo sguardo di ghiaccio gli intrighi e i dubbi, vedendo la sanità mentale di Floki vacillare, vedendo l'amore di Bjorn offuscargli il giudizio.
Se in Inghilterra ci si trova di fronte a re e principesse non certo nobili, ma sanguinari e vendicativi anche con chi è dello stesso sangue, non meglio va in Francia, con l'ossessione per Parigi, la sua inespugnabilità, che Athelstan ha instillato in Ragnar.
La seconda parte si fa così molto più avvincente, con le battaglie e gli attacchi per superare quelle mura e quella difesa a farla da padrone, mentre dentro troviamo l'ennesimo Imperatore incapace, la solita principessa viziata ma che sa il fatto suo, e gli intrighi, immancabili, di corte.


Vikings si conferma essere una serie capace ancora di stupire, di passare da riempibuco a creare veri e propri idoli (Lagertha, un po' appannata, ne è un esempio), facendo di Travis Fimmel un attore da applausi, che con quei suoi sguardi, quei suoi movimenti, folgora.
L'amore sembra essere messo da parte, quello che interessa è la lotta, interiore ed esteriore, è una mente sempre all'opera che, come quell'indimenticabile Spartacus, fa dell'intelligenza, e non solo della forza bruta, la vera arma da temere.
Sporchi e passionali, questi vichinghi continuano ad appassionare, e le basi per un'altra stagione (la già confermata quarta) altrettanto grande ci sono tutte.


5 commenti:

  1. questa serie non ha il successo che merita

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  2. La miglior serie di questi anni...

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  3. La seguono i miei e la adorano. Io ne sono attirato e non. Mi affascina la resa - ho visto qualche scena qui e lì - ma allo stesso tempo dico "che due palle il telefilm storico", capito? :D

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    1. Fatti convincere dai tuoi, io ho risucchiato il giovane nel vortice degli occhioni di Ragnar ed è sempre più una goduria... anche perchè pur essendo storica ha begli intrecci e bei personaggi, dagli una chance!

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  4. Io aspetto solo di spararmela tutta il prima possibile!

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