9 settembre 2015

Venezia 72 - Heart of a Dog


E' un diario personale quello in cui scrutiamo.
Il diario di Laurie Anderson, artista prima che moglie e compagna di una vita di Lou Reed.
E' un diario dentro il quale lei ci lascia sbirciare, in cui trovano posto riflessioni, insegnamenti, sogni e ricordi. In cui trova posto soprattutto il suo amore per Annabelle, il rat terrier che per 20 ha fatto parte della famiglia. In suo ricordo, per celebrare una vita, ha iniziato a comporre, a mettere insieme materiali che passano da filmati personali a ricostruzioni, lasciandosi andare a divagazioni e filosofie buddisti.

Annabelle è stata senza dubbio un cane fortunato, cresciuto con amore, come un figlio, empatica e libera, artista pure lei: pittrice, scultrice e pure compositrice, con all'attivo concerti per beneficenza e un album natalizio.
Sì, poteva forse essere il cane di Lou Reed e Laurie Anderson non essere speciale?
Quello che però più colpisce in questo diario, al di là di un affetto sincero verso l'animale, sono quelle domande e quelle riflessioni, soprattutto sulla loro New York post 11 settembre, i cambiamenti grandi diventati poi impercettibili, i soldati a proteggere le stazioni, le telecamere che come funghi spuntano ad ogni angolo, le pubblicità progresso.
In un diario non si può tenere fuori però la propria infanzia, la propria famiglia, e Laurie parla del rapporto con la madre, dei fratelli, dell'incidente avuto in tenera età che poteva immobilizzarla, parla sinceramente, davanti a una confessione in cui trovano posto pure Goya, Kierkegaard, David Foster Wallace.
Costruito più come un'installazione da videoarte, in cui i materiali e i filmati si alternano con la sua voce fuori campo a fare da guida, si lascia penetrare con facilità, ci avvolge con punte d'ironia, con un sentimento profondo di devozione e malinconia che non lascia indifferenti.
E' un film artistoide, un documentario che non è un documentario.
E' un documento d'amore, verso Annabelle, certo, ma verso anche quel compagno e quell'amico che mai viene nominato, ma la cui presenza si fa palpabile.
Un documento di dolore in cui non é permesso piangere, sentirsi tristi ma non essere tristi.
Impossibile non emozionarsi, impossibile non esserne catturati.

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