15 gennaio 2016

Carol

Andiamo al Cinema

C'è un problema che va di pari passo con la perfezione: la freddezza.
Tanto un film sembra perfetto, tanto ti rendi conto che è freddo, come se tutte quelle pose, quella recitazione trattenuta, quegli abiti, quel trucco, tutta quella perfezione, sia in realtà studiata fin troppo a tavolino.
Senza vitalità.
C'è poi un altro problema che va di pari passo con la perfezione: tanto questa sembra evidente, tanto saranno più di peso le piccole crepe, quelle stonature che finiscono per sentirsi più del resto.
Carol era annunciato come probabile trionfatore dei Golden Globes prima e degli Oscar poi, ma se al primo evento, come visto qui, non è riuscito a portarsi a casa nulla, lo smacco più grande è arrivato ieri, con l'esclusione in categorie importanti (miglior film, miglior regia) e in quelle minori in cui la perfezione si faceva sentire (scenografia, trucco e acconciature).
Forse, quindi, non sono l'unica ad aver sentito quella freddezza, ad aver notato quelle crepe.



Gli anni '50 in cui ci troviamo, sono gli anni in cui la donna era una donna, si iniziavano ad aprirsi spiragli di indipendentismo, con ragazze giovani che abitano sole e non vogliono sposarsi, si iniziava a percepire l'arrivo di un cambiamento.
Carol, in tutto questo, con la sua bellezza algida, con la sua eleganza innata, si staglia su tutte.
Paladina della sua libertà, è in procinto di divorzio, libera dopo una storia di anni con la "zia" Abbie, è una madre devota, che però il quasi ex marito non vuole lasciar andare.
La sua sessualità vissuta senza troppi freni, la porta a sedurre la commessa Therese, dolce e timida, non innamorata di un ragazzo che la vorrebbe sposare e portare in viaggio in Europa, che rimane affascinata da tanto fascino.
Tutto inizia in punta di piedi senza svelare le carte, senza premere l'acceleratore, nemmeno nel viaggio o fuga che le due si concedono nel giorno di Natale, e che le porterà a scoprirsi e unirsi.
Ma c'è una lotta da affrontare, prima che col mondo, con se stesse.


Ed è qui, nel finale che il film si fa più interessante, nella sua presa di posizione, seppur confusa e risultando scontata negli ultimi fotogrammi.
Prima, purtroppo, tutta quella perfezione lascia freddi, ammaliati ma allo stesso respinti da una Cate Blanchett così bella e così antipatica, a pelle, da quella Rooney Mara tanto timida quanto trattenuta. A lasciare più freddi, sono soprattutto dialoghi poco profondi, parole non originali, tentativi di darsi un tono che appaiono fin troppo costruiti che non riescono a costruire una storia di cuore.
Certo, la ricostruzione degli anni è una gioia per gli occhi, tra abiti da rubare uno a uno a stanze d'albergo e case in cui si vorrebbe andare a vivere, e certo, la musica composta da Carter Burwell è davvero da Oscar, con i suoi piani e suoi crescendi.
Ma tutto passa in secondo piano rispetto al racconto di un amore, di una formazione che non sa colpire a dovere, che si sofferma anche troppo sulla fantomatica prima volta a nascondere un lato pruriginoso.
Tutto cambia, si diceva, con la fine di questo idillio, con una presa di posizione piena di coraggio, con il ritorno a quell'inizio che sarà poi la fine, con un sorriso, anzi, due sorrisi, per quanto prevedibili capaci di conciliare e scaldare il tutto.
Anche se ruffianamente.
Per una volta, quindi, sia la stampa estera che l'Academy c'hanno visto giusto, in un film che perfetto non è, per quanto possa sembrare.


Regia Todd Haynes
Sceneggiatura Phyllis Nagy
Musiche Carter Burwell
Cast Cate Blanchett, Rooney Mara, Kyle Chandler, Sarah Paulson
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9 commenti:

  1. Concordo con te, anche se il finale non mi è sembrato ruffiano. Anzi, forse l'unica cosa con qualche tocco di personalità, in un'epoca - e in un genere, perché non c'è amore un omosessuale a lieto fine - che voleva gli amanti o soli o, peggio, suicidi. Però la candidatura alla miglior regia, be', poteva starci. L'ho preferito al romanzo, comunque, troppo sospirato e languido.

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    1. Separatamente (regia, interpretazioni, scenografia) é tutto perfetto, é l'insieme che non esce convincente. Il finale però resta prevedibile da quando sono ancora sedute al tavolo con invito sospeso...

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  2. Pensa che, invece, io sono partito aspettandomi una reazione come la tua e invece l'ho trovato un film intenso e passionale, che ho "sentito" molto più de La grande scommessa, per esempio.
    Angolazioni diverse del Cinema. :)

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    1. Alla fine é proprio un discorso di sentire, l'algida Cate mi irritava a un certo punto, e la storia d'amore non é riuscita a fare breccia su di me.

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  3. E' un film che ha molto diviso i recensori... non l'ho ancora visto, ma sono curioso!

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  4. Come Ford, sono rimasta anch'io molto coinvolta dalla storia narrata, al di là delle parole e della bellezza di costumi e scenografie. Il rapporto tra le due si costruisce in maniera equilibrata e profonda, senza fretta, eppure anche troppo intensamente per sottrarsi o rinunciare a combattere: nella (im)perfezione della pellicola ho percepito una dolcezza e un coraggio d'amare incredibili :)

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    1. Purtroppo tutto questo non mi é arrivato, la seduzione dura a lungo, ma mi é mancata l'empatia con le protagoniste, troppo fredde, troppo timide, troppo perfette per riuscire a farmi sentire qualcosa..

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  5. Che dire, sono proprio del tuo stesso avviso.
    Siamo due insensibili ^^'

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